L’impasto si definisce Comunità Teatrale Nomade in quanto priva di una sede stabile. E’ nata a Bologna nel 1995 ad opera di Alessandro Berti, drammaturgo, attore e regista, e Michela Lucenti, coreografa, attrice e danzatrice. Attualmente, dopo un inizio di lavoro stabile in Emilia, questa giovane Compagnia svolge la propria attività tra Milano ed il Salento. Ciò che la caratterizza principalmente è la metodologia utilizzata nella strutturazione delle creazioni, basata sulla fusione dei diversi linguaggi scenici della danza, del canto e della recitazione, volta ad una sintesi poetico – estetica degli spettacoli. Proprio per questo motivo il nome de L’Impasto deriva dall’amalgama di due differenti modalità di lavoro: quello fisico legato alla danza ed al canto curato da Michela Lucenti, e quello teatrale e collettivamente drammaturgico curato da Alessandro Berti. La pratica sul corpo e sulla voce esplora attualmente terreni d’ispirazione ricorrente per la Lucenti come il mito, la sessualità e il sacro, ma tocca anche tematiche che vengono discusse dall’intera Compagnia. Questo materiale fisico, elaborato da un gruppo ristretto di danzatori, costituisce la parte “teatrale” del progetto, la quale va ad interagire con la drammaturgia ed il resto del lavoro corale. In questo la realtà presente ed i diversi vissuti degli interpreti del gruppo costituiscono al momento il nomadismo poetico di Berti, il quale raccoglie e traduce tale materiale nella dimensione del “racconto” che ricrea “frammenti di complessità vitale”. I componenti della Compagnia alternano momenti di lavoro comuni a percorsi separati, che arricchiscono la partecipazione attiva e la visione critica all’interno del gruppo. Il percorso creativo ha visto una prima fase centrata sugli spettacoli di derivazione culturale “padana”, flash di una saga contadino – borghese in forma di canto, drammaturgia dialettale e teatro-danza narrativo. Gli spettacoli in questione sono Skanankrer (’96), Home Balom (’96) e Terra di Burro (’97). La seconda fase produttiva della Compagnia vede il passaggio da un tipo di lavoro stanziale ad un nomadismo che coinvolge L’Impasto in laboratori di ricerca teorica e pratica ed in cantieri teatrali che mostrano nelle varie tappe parti del lavoro fatto. In questo modo sono nati Il mondo dei figli– Materiali per una commedia fantascientifica (frutto di tre mesi di attività nelle Marche nel ‘98/’99), Critica lirica – 21 giornate di lavoro su teatro e felicità (Pontedera ’99), Poema delle moltitudini – Opera per 30 attori (Santarcangelo ’99). L’ultima fase di lavoro del gruppo vede un nomadismo più strutturato, finalizzato alla rappresentazione di uno spettacolo corale finale, realizzato in più tappe ad opera di dieci giovani attori-danzatori. Trionfo Anonimo è il titolo della creazione coprodotta da Oriente Occidente la scorsa edizione, iniziata a Curarsi di Lecce e conclusa a Milano in gennaio. Quest’anno L’Impasto mette in scena a Rovereto L’Agenda di Seattle – Intrusione teatrale nello spazio pubblico, la seconda parte di un articolato studio iniziato a Lodi e che dopo la fase di Oriente Occidente assumerà la sua forma definitiva il prossimo novembre a Ferrara. I suoi ideatori specificano che tale progetto è paragonabile ad “una grande carovana artistica politicamente scorretta, una scorribanda locale-globale a servizio dei territori”. Un confronto dialogico quindi con le micro - realtà territoriali, in momenti comunitari di confronto su tematiche conflittuali, riguardanti la realtà presente e che diventano parte integrante della messa in scena. La Compagnia durante i periodo di residenza roveretana che precede la rappresentazione si impegna in un lavoro di “censimento” ed organizza un “assemblea permanente aperta”. Lo scopo è l’individuazione di una o più problematiche locali, attraverso il coinvolgimento delle energie sociali e culturali, delle forze giovanili e degli artisti del posto. La rielaborazione di questo momento di provocazione de L’Impasto sul territorio e la raccolta delle informazioni necessarie completa la seconda parte dello spettacolo. Il duo Berti-Lucenti spiega infine che L’Agenda di Seattle “è una riflessione sul rapporto tra arte e vita, tra ragioni poetiche, ragioni politiche e ragioni biografiche”.